





E’ un mantra e non deve diventare un’ossessione:
«Devo continuare a lavorare e migliorare i miei tempi per qualificarmi alle Olimpiadi».

Silvia Scalia, classe’95 di Oggiono, dopo una stagione a Miami per studiare e nuotare, quest’anno è tornata in Italia ed è subito salita alla ribalta nazionale grazie all’oro nei 100 dorso ai recenti Assoluti Invernali, oltre a due argenti nella distanza dei 50 e 200. Inoltre a sottolineare il valore della 20enne del Team Nuoto Lombardia il crono stampato a fine gennaio al Meeting di Ceresio di 58’’02 nei 100 dorso, tempo che rappresenta la seconda prestazione all time in Italia. Tra una gara e l’altra, e il sogno di ritrovarsi all’Olimpiade di Rio a confrontarsi contro mostri sacri del nuoto come Mireia Belmonte o Katinka Hosszù, Silvia continua ad allenarsi.
«Sarà molto difficile, ma lavoro per questo: il tempo richiesto dalla Federazione nei 100 dorso è al di sotto del record italiano. Solo questo dice già quanto sarà arduo, praticamente bisognerà arrivare dove nessuna nuotatrice italiana è mai arrivata».

Le medaglie vinte a dicembre agli Assoluti sono un punto di partenza?
«Naturalmente sono state una grande soddisfazione e, anche lì, una grande emozione ma ormai sono nel cassetto insieme a quelle dei campionati giovanili. Il cammino prosegue, le medaglie fanno parte del passato, sono contenta ma anche attenta a non farmi incantare, il lavoro duro inizia adesso».
Com’è stato il passaggio dalla categoria giovanile ad Assoluto?
«Già nel 2010 mi sono ritrovata catapultata nel mondo dei “grandi”. Ricordo agli Assoluti la finale dei 200 dorso. Un’emozione incredibile, erano i miei primi campionati italiani assoluti, ero in finale, partivo in corsia 5 e alla 4 c’era una fuoriclasse come Alessia Filippi».

Come ti sei trovata a nuotare e studiare in America?
«E’ stata una bella avventura e un’esperienza formativa importante, anche se faticosa. Sveglia alle 4.30 per l’allenamento dalle 5 alle 7.30. Colazione e alle 8.30 a lezione sino alle 12. Pranzo al volo e ancora allenamento dalle 12.30 alle 15.00. Tre volte la settimana palestra e 2-3 volte al mese gare. Il sistema funziona bene, ma non ero soddisfatta del programma tecnico. Alla FIU di Miami non si sono comportati bene: piuttosto che lasciarmi provare per un’altra università mi hanno negato l’autorizzazione ad andare e per questo ho preferito sospendere gli studi e rientrare in Italia. In ogni caso sono contenta di aver avuto un’opportunità simile».

Lei è di Oggiono, ma ha scelto di allenarsi alle Manara di Busto Arsizio con Gianni Leoni. La zona comasca è carente?
«In origine la mia intenzione era di rimanere negli Stati Uniti. L’estate scorsa l’ho passata ad aspettare l’autorizzazione al trasferimento da parte della vecchia università, ma quando ho realizzato che le loro erano solo false promesse, mi sono guardata attorno. Nel comasco, in tutta la zona c’è solo una vasca da 50 metri, quella di Como, ma necessiterebbe di un restyling. In tutta la provincia di Lecco c’è una buona disponibilità di impianti da 25 metri ma si sente la carenza di un vero impianto da 50 metri in cui sia possibile sviluppare adeguatamente il nuoto di alto livello. Se ne parla da tanto, speriamo che presto qualcosa si realizzi, tutto il movimento natatorio ne beneficerebbe».

Photo credits: Brunorosafoto2015
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