





Carico. Non di lavoro, ma di entusiasmo, allegria. Marco Dolfin, ortopedico torinese paraplegico per un incidente in moto e stella del nuoto della Briantea 84 Cantù, tra meno di un mese (dal 7 al 18 settembre) sarà alle Paralimpiadi di Rio 2016 per difendere i colori azzurri.
Dolfin come va la preparazione?

«Molto bene. Da luglio ho intensificato la preparazione perché sono riuscito ad avere una pausa dal lavoro grazie alle ferie e all’aspettativa. Faccio circa 12 allenamenti a settimana, dal lunedì al sabato, in prevalenza in piscina, ma curo anche la palestra. Continuerò così circa fino al raduno di Ostia del 18 agosto, per poi iniziare a scaricare».
Le sta seguendo le Olimpiadi?

«Tra una pausa e l’altra dall’allenamento, ho sempre un occhio per la tv. Sto iniziando ad assimilare, ad ambientarmi, a studiare la piscina di gara. La tensione non la sento ancora, ma è normale che con il passare del tempo e avvicinandomi alle gare, crescerà. E’ logico che rispetto a quattro anni fa, ho un occhio diverso e sono più attento a certe dinamiche».
In che gare sarà impegnato?

«Nei 100 rana, 50 e 400 stile libero, e 200 misti. I 100 rana saranno il mio cavallo di battaglia. In questa gara ho vinto il bronzo agli Europei a maggio. Inoltre il mio personale, 1’38’’42, mi colloca all’ottavo posto assoluto del ranking mondiale e mi fa ben sperare».
A chi dedicherebbe un’eventuale medaglia?

«A tutti quelli che mi sono stati vicini. In primis la mia famiglia: a mia moglie Samanta, ai miei gemelli, oltre al mio allenatore Allesandro Pezzani».
Lei è di Torino, ma è tesserato per Cantù. Come mai?

«Ci siamo conosciuti per caso ai Campionati Italiani del 2013. Mi trovo molto bene con la Briantea 84. Per gli allenamenti Alessandro me li lascia e ogni due settimane vengo a Cantù ad allenarmi, anche se ultimamente sta venendo Alessandro qui da me a seguirmi».
Dopo il suo incidente, il nuoto è stata la luce?

«Mi ha aiutato tanto. Dal punto di vista riabilitativo perché mi tiene lontano dalla carrozzina. Quando mi alleno in acqua, sto bene con la schiena e mi sento meglio. Inoltre mi ha aiutato tanto anche dal punto di vista mentale».
Come vive la sua disabilità?

«Sono sempre la stessa persona di prima. Ho una disabilità che mi permette di muovermi con una certa autonomia. In ospedale ho ripreso a lavorare un anno dopo l’incidente e opero ancora in sala operatoria. Lo sport, invece, ha sempre fatto parte della mia vita e ci sarà sempre».
Photo Credits: Briantea84
Condividi su




