





Il ghiaccio l’ha accolta, l’ha cresciuta, le ha dato gioie e dolori, è stato il suo miglior amico durante le lunghe giornate di allenamento. Adesso, dopo la competizione nel singolo a Sochi 2014, da venerdì 9 febbraio Valentina Marchei sarà protagonista a Pyeongchang 2018, in Corea del Sud, nel pattinaggio artistico in coppia con Ondrej Hotarek. Emozioni assicurate per la milanese classe’86 pronta a ritagliarsi un posto nella storia.
Marchei come si sente?

«Sono prontissima: io e Ondrej Hotarek arriviamo carichi all’appuntamento più importante della nostra carriera di coppia. A gennaio, agli Europei di Mosca, abbiamo chiuso con ben 204.20 punti, in quinta posizione, oltre a ben due record italiani nel programma corto e totale. E’ stato un ottimo banco di prova in vista dell’Olimpiade. Siamo molto sereni perché sta emergendo appieno tutto il lavoro che ci porta ad essere pronti per questa seconda parte di stagione. Negli ultimi giorni ci stiamo preparando sulla qualità degli elementi, rifinendo le ultimissime cose, oltre al lavoro cardio».
Cosa si aspetta da questi giochi dopo il quarto posto nella gara a squadre a Sochi?
«Ci saranno tante varianti, ma per tutti noi sognare è lecito: nella finalissima può succedere di tutto e non sempre nella storia delle Olimpiadi hanno vinto i favoriti della vigilia…».
Quando ha iniziato con Hotarek ci credevate a Pyeongchang 2018?

«Non è mai stato un gioco perché abbiamo iniziato con un progetto a lungo termine. L’Olimpiade, infatti, per noi è sempre stato il traguardo finale».
Dopo le Olimpiadi smetterete?

«Per ora non ci stiamo pensando: una volta finiti i giochi, la stagione si chiuderà con i campionati mondiali al Forum di Assago. Lo stesso palcoscenico dove nel lontano ’93 inizia a pattinare. Indipendentemente da qualsiasi decisione prenderemo io e Ondrej per la nostra carriera, finire quest’anno olimpico vicino ai genitori, amici e tifosi sarà la cosa più bella».
E’ di attualità il dibattito su un Olimpiade in Italia e, soprattutto, a Milano: la rassegna a cinque cerchi farebbe bene alla città?
«Avendo partecipato ad un’Olimpiade, e sto per vivere il sogno a cinque cerchi ancora una volta, conosco il bene che una città può trarne. In più è un incentivo ad avvicinarsi allo sport e lasciarsi travolgere dallo spirito olimpico che è unico e non paragonabile ad alcuna manifestazione».
Da marzo 2016 siete fissi al Palaghiaccio di Bergamo, mentre non vi allenate più al Palasesto di Sesto San Giovanni. Come mai avete lasciato Milano?

«Bergamo è una svolta per noi e tutto il movimento. Qui possiamo allenarci in maniera continua perché abbiamo due piste a disposizione. Inoltre il centro è attrezzato con tre palestre, oltre ad una struttura esterna dove è possibile correre e fare molto altro. Al Palasesto non potevamo fare tutto questo. Inoltre il palazzetto è chiuso da maggio a settembre e in quel periodo per allenarci dovevamo sempre spostarci».
L’articolo uscito su Mi-Tomorrow.
Photo Credits: Marisha Amber.
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