





Quella che in ingegneria è la capacità di un metallo di resistere alla deformazione, nell’uomo si tramuta nella reazione agli ostacoli quotidiani. E’ la resistenza che Daniele Cassioli ha conosciuto presto, fin dagli albori, perché è nato cieco. Il 30enne di Gallarate non si è mai perso d’animo e, giorno dopo giorno, ha superato tutti gli ostacoli, diventando un fisioterapista, oltre ad essere un campione internazionale dello sci nautico. Agli ultimi Mondiali in Australia, a Myuna Bay, il fuoriclasse varesino ha conquistato ben cinque medaglie d’oro nelle discipline slalom, salto, figure, combinata per non vedenti e combinata assoluta. Un autentico trionfo come già successo nelle precedenti edizioni a Milano 2013 ed Elk Grove (Usa) 2015, che portano il palmarès a 22 ori iridati. Medaglie pesanti, perché consento agli azzurri di conquistare il terzo posto nella classifica a squadre, alle spalle dei padroni di casa e degli Stati Uniti:

«E’ una gioia infinita per tanti motivi – esordisce -. E’ stato un Mondiale difficile, perché arrivato presto sul calendario e per questo atipico. In Italia abbiamo dovuto riprendere a sciare a febbraio, un periodo insolito per noi. Inoltre durante gli allenamenti in Australia, soprattutto in slalom, ho avuto molta difficoltà perché non trovavo il feeling con la barca. Questa è stata la medaglia più sofferta».
I cinque ori arrivano a soli 13 mesi dall’intervento alla spalla destra, distrutta nel corso di un allenamento sulla neve, e che ha messo a serio rischio la sua carriera:

«E’ un’emozione indescrivibile – prosegue -. Tredici mesi fa ero in un letto d’ospedale, rischiavo di dover fare anche un secondo intervento dopo il primo d’urgenza. Invece ho ripreso alla grande e ho sconfitto la paura nel salto, che è una disciplina traumatica. Ho ritrovato questa fiducia, questa voglia animata dalla mia passione. Ho cercato di non farmi condizionare da quello che era successo. Ho messo il cuore oltre l’ostacolo e la passione davanti alle difficoltà, perché ce ne sono state molte».
Adesso Daniele porterà le sue medaglie ai “suoi bambini”:
«Sono i bambini non vedenti che seguo in un progetto – conclude il classe’86 di Gallarate – e voglio condividere con loro queste mie vittorie, fargliele toccare, e voglio sperare che anche loro un giorno possano averle, sia nello sport, che nella vita di tutti i giorni».

Photo Credits immagine in evidenza: Andrea Gilardi.
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